Parlare di se stessi, non è facile, e io cosa posso dire di me? Amo l'Arte in tutte le sue forme,pittura, scultura, musica...Tutto quello che fa bene agli occhi,alle orecchie e al cuore fa parte integrante della mia vita e del mio modo di vivere. Ho chiamato questo mio blog "I sentieri dell'Arte", proprio perchè su questi "viottoli" incantati possiamo trovare tante piccole cose che ci riconciliano con il mondo intorno...almeno così è per me! Mi basta guardare un quadro o ascoltare un po' di buona musica per ritrovare la serenità, e non è necessario che questi siano un Renoir o una sonata di Mozart, basta che siano delle belle cose da vedere e da ascoltare. Spero di condurvi nel mio mondo nel miglior modo possibile...Patrizia

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28 luglio 2010

Storia dell'arte - Giuseppe Sanmartino e il Cristo velato: ovvero il mistero nell'arte.












Antonio Canova tento’ di acquistarlo senza fortuna e si dichiarò disposto a dare dieci anni della sua vita “pur di essere l’autore di un simile capolavoro!”
Il Cristo velato di Giuseppe Sanmartino è veramente un’opera mirabile, poco conosciuta, ma che rientra a pieno titolo fra i più grandi capolavori della scultura mondiale.
Realizzata nel 1753 da Giuseppe Sanmartino (Napoli 1720-1793) , sulla committenza di Raimondo di Sangro Principe di San Severo, nobile napoletano, ma anche alchimista, inventore e scienziato (ma anche massone!), ha dato adito nel corso dei secoli a molte discussioni in merito alla sua realizzazione.
Infatti l’opera, si dice, fu realizzata dietro dettami ben precisi del Principe e sembra che non siano stati usati metodi tradizionali di scultura.
Sorprende la sofisticatezza di esecuzione, che a dir la verità, non si rivede in altre opere del Sanmartino, ne’ precedenti ne’ seguenti al Cristo velato.
Giuseppe Sanmartino fu sì scultore eccelso, ma non seppe più eguagliare l’eccellenza di quest’opera….
E a questo punto le ipotesi sul principe alchimista prendono piede e alcuni studiosi ipotizzano che siano stati adottati dei procedimenti chimico fisici stupefacenti per l’epoca.
Effettivamente osservando la scultura da vicino,si ha proprio l’impressione che il velo circondi una statua già scolpita e non esserne parte integrante. Ma come si è potuto realizzare un velo di marmo?
Gli estimatori del Principe sostengono, grazie ad alcuni documenti ritrovati nella dimora dei San Severo, che i veli sono stati ottenuti cristallizzando una soluzione basica di idrato di calcio o calce spenta. Si sarebbe proceduto in questo modo: la statua veniva posta in una vasca e ricoperta da un velo bagnato; su questi veniva versato latte di calce diluito e sul liquido veniva versato ossido di carbonio proveniente da un forno a carbone. In questo modo si otterrebbe una precipitazione di carbonato di calcio e cioè marmo che andrebbe ad integrarsi alla statua. Ma tutto questo non è mai stato dimostrato….Di sicuro si sa che il Principe in data 16 dicembre 1752 firmò una ricevuta di pagamento per il Sanmartino,conservata presso l’Archivio Storico del Banco di Napoli dove si legge: “..E per me gli suddetti ducati cinquanta gli pagherete al Magnifico Giuseppe Sanmartino in conto della statua di Nostro Signore morto coperta da un velo ancor di marmo..”.
Tutta l’impostazione scenica della cappella è un chiaro riferimento alla simbologia massonica , società a cui il principe apparteneva e di cui ne fu Gran Maestro. La statua del Cristo è situata al centro della Cavea sotterranea, una specie di cripta,illuminata da “lampade eterne” inventate proprio da Raimondo di Sangro e studiando questo tipo di illuminazione, lo scultore esaltò le pieghe del velo che ricopre la figura del Cristo morto per accentuarne la drammaticità. In origine, infatti, la Cavea doveva essere accessibile dalla sacrestia (e non dalla navata della chiesa) e doveva rappresentare la "caverna" massonica che avrebbe contenuto il Cristo, morto, sì, ma simbolo della Resurrezione, così come a nuova vita rinasceva il "fratello" nuovo aggregato alla loggia.
Ma osserviamo bene l’opera nei dettagli : il blocco di marmo è unico, il corpo del Cristo è adagiato su di un materasso,con il capo, reclinato leggermente da un lato, è sorretto da due cuscini, il volto e il corpo sono avvolti da un velo che aderisce perfettamente alle forme del viso e del corpo esanime del Redentore in una cascata di piegoline e risulta talmente leggero e all’apparenza intriso del sudore della morte che sembra aderire al corpo mostrandone i minimi particolari, come la contrattura del volto sfigurato dalle sofferenze, le membra martoriate, l’incavo del ventre denutrito, la piaga del costato e le lacerazioni delle mani e dei piedi. A lato dei piedi , adagiati sopra al velo si trovano gli strumenti del supplizio: la corona di spine, una tenaglia e i chiodi, uno dei quali “pizzica” il tessuto con straordinaria plasticità e realismo.
La visita a quest’opera non lascia indifferenti neanche i più disinteressati all’arte, è qualcosa che colpisce allo stomaco in maniera indelebile, si resta affascinati e contemporaneamente spaventati da tanta sublime perfezione e non possiamo che ringraziare il Principe per averci lasciato tanta bellezza.
Se volete ammirare questo capolavoro lo trovate a Napoli nella Cappella dei Principi di Sangro di Sansevero a Santa Maria della Pietà, o “Pietatella”, in via Francesco De Sanctis.




2 commenti:

Heidi ha detto...

Meraviglioso...che si può dire di più!

Gnawa97 ha detto...

Nel periodo natalizio sono stato a Napoli ed ho visitato la Cappella di S.Severo ove si può ammirare " Il Cristo velato". Bene, sono rimasto rapito,sconvolto ed incredulo davanti a così tanta bellezza.
Credo di aver provato cosa sia la famosa sindrome di Stendhal.
Se capitate da quelle parti non esitate, ho visto gente non entrare per non pagare il biglietto d'ingresso ( 7 euro )........
Dopo aver visto la Cappella ne spendereste 70